Cero non ci fa onore sapere che per lo scandalo Dieselgate gli Usa hanno messo sotto accusa un ingegnere italiano. Ricordiamo che al caso stanno indagando sia lFBI che lEPA (Enviromental Protecion Agency), la speciale divisione anticrimine specializzata in materia di tutela e rispetto ambientale. Ex manager Audi, il 60enne Giovanni Pamio sarebbe infatti accusato di cospirazione in relazione ai test di emissione. In particolare, lingegnere italiano, che viene indicato come uno degli artefici del cosiddetto taroccamento relativo ai test dei motori diesel, va ad aggiungersi ahli altri 7 ex dipendenti del gruppo VW coinvolti nello scandalo (ad oggi costato alla casa automobilistica tedesca oltre 20 miliardi di dollari tra multe e risarcimenti legali), è pesantemente accusato dalla Procura di Detroit: associazione a delinquere, frode e violazione della normativa. Allepoca dei fatti l’ingegnere 60enne era in Germania, a capo dell’area termodinamica nel dipartimento di sviluppo dei motori diesel di Audi a Neckarsulm, lì coordinava un equipe di tecnici incaricata dei controlli sulle emissioni dal 2006 al 2015. Dunque, secondo le accuse americane, Pamio è indicato come responsabile in quanto avrebbe diretto i dipendenti Audi nel progettare ed implementare funzioni software per ridurre le emissioni durante i test. Dal canto suo, il colosso automobilistico tedesco ha infine dovuto ammettere che i motori VW, Porsche e Audi da 2 e 3 litri (fino a quando non lo hanno rivelato i test condotti dalla West Virginia Universtiy), sono stati programmati per essere alterati e superare così i controlli mostrando livelli di emissioni diversi da quelli prodotti su strada. Intervistata dai giornalisti, Gina Balaya portavoce del procuratore di Detroit, ha affermato di non poter rilasciare dichiarazioni, e di non poter dunque nemmeno commentare se per l’ingegnere italiano sia scattato l’arresto.
M.